Descrizione | |
Esiste davvero un rapporto fra cristologia antica e angiologia biblica e giudaica? Alla questione, più volte contestata nella sua legittimità ovvero semplicemente glossata a motivo delle sue implicante di non facile interpretazione, si impone una risposta affermativa non solo a partire dalla letteratura patristica di primissimi secoli, ma come dato scritturisti. Nell'ultimo libro del canone vi è evidenza dell'attribuzione al Cristo del termine Angelo e di connotazioni chiaramente mutuate da moduli rappresentativi e narrativi angelofanici, ampiamente attestati nella letteratura apocalittica sia biblica che extrabiblica. Attraverso le strumentazioni della narratologia, integrate da quelle del metodo storico-critico, questo studio ne rileva la presenza e ne interpreta il significato. L'analisi rigorosa dei dati nella loro oggettività fornisce un quadro complessivo per molti aspetti sorprendente, sia per la loro coerenza sia per la relazione con la seconda fase di scrittura del racconto, evidenza di una riflessione cristologia che innovando le tradizioni sull'Angelo di YHWH, già filtrate dall'apocalittica, presenta il Cristo come unico mediatore della rivelazione delle "cose che devono accadere presto" e agente finale del giudizio divino. | |
Scheda creata Lunedi' 10 ottobre 2016 | |
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