Descrizione | |
Era il 29 febbraio 2016 ed erano le 7 di mattina, atterra a Fiumicino un volo Alitalia proveniente da Beirut. Novantatré persone, in gran parte bambini, tutti siriani. È il primo corridoio umanitario che porta in salvo un gruppo di persone in fuga dalla guerra. In sicurezza e lontano dalle mani dei trafficanti. Fra di loro c’è anche Badheea.
La donna protagonista di questa storia. Una dei sessantacinque milioni di profughi nel mondo. Una madre-coraggio che affronta la morte dei propri cari, la perdita della propria casa e di tutto ciò che aveva; il dolore, la paura, la separazione, il pericolo: ma senza smettere di resistere e di coltivare la speranza. Una storia che racconta anche di un gruppo di volontari italiani, i corpi civili di pace dell’Operazione Colomba della Comunità Papa Giovanni XXIII, che hanno vissuto con Badheea e con la sua famiglia per tre anni nei campi profughi del Libano; racconta di un passaggio verso una vita degna di essere vissuta, un corridoio umanitario, aperto dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dal Tavolo Valdese, che ha consentito a Badheea di richiedere protezione internazionale. «Nel villaggio vicino a quello dove vivevo abitava la famiglia del cugino di mio padre che aveva un figlio di nome Hammad Faisal. Capitava quindi che venissero a casa nostra per salutare. Successe che Hammad Faisal iniziò a corteggiarmi. Lui quindici anni, io dieci. Il suo cuore si è fermato a quarantadue anni d’età. Rifiutai di sposare uno dei miei cugini … Res tai sola con i miei figli». La tragedia della Siria raccontata in prima persona da una dei 65 milioni di profughi che scappano dall'inferno | |
Scheda creata Sabato 4 marzo 2017 | |
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