Descrizione | |
La condanna di Anne Holt Il tema del suicidio è il fil rouge dell'ultimo romanzo giallo “La Condanna” del norvegese di Anne Holt avvocato e giornalista. Un tema sempre di attualità in Norvegia il paese più felice al mondo secondo la rivista americana Forbies, ma anche il paese che registra annualmente 530 casi di suicidio, 150 donne 400 maschi, su una popolazione di appena 5 milioni di abitanti. Suicidio. Credo debba essere considerato tale anche quella decisione di Jonas, il personaggio chiave del romanzo, di accettare l'accusa di aver ucciso la moglie e la condanna 12 anni di carcere, pur essendo del tutto innocente. Si costringeva alla pena per quel momento di disattenzione che pensava di aver avuto quando la figlia di tre anni fu travolta e uccisa da una macchina. Non era del tutto sano di mente, scrisse lo psichiatra. Uno psichiatra, pensò Jonas, che certamente non aveva figli, “che non poteva aver provato la gioia di tenere per la prima volta una neonata tra le braccia. Non poteva mai aver sentito il profumo di una bimba di un anno che aveva appena fatto il bagnetto. Quel maledetto medico non poteva aver mai stretto tra le braccia la persona più cara che esistesse nell'attimo in cui il suo sguardo si spegneva e lei moriva” In un paese come la Norvegia con quel impressionante ritmo di suicidi la polizia può facilmente cadere nell'errore di non sempre saper distinguere di fronte ad una morte tragica il suicidio dall'omicidio e due casi, veramente emblematici di questa difficoltà, toccheranno ai detective Henrich Holme e Hanne Wilhelmsen. Non manca al romanzo anche qualche venatura politica. Leggiamo: “Il paesaggio politico non si lasciava più descrivere in modo lineare, come un asse che partiva dall'estrema destra all'estrema sinistra. La politica era diventata un ferro di cavallo le cui punte erano paurosamente vicine. Estremisti di desta, complottisti e maxisti-leninisti avevano formato negli anni settanta un coacervo di “pazzi furiosi”(.. .) forse erano pochi, ma accidenti se si sono fatti sentire. Molti di loro hanno avuto anche un discreto successo nella vita(...) Dopo essersi riciclati.(...) Come se negli anni Settanta non si fosse in grado di vedere già il terrore a cui ricorrevano i regimi che loro sostenevano” Il primo supposto suicidio (omicidio) è proprio di una fanatica della politica, che si è tolta la vita, secondo una prima indagine della polizia, perché incapace di reggere l'aggressione che la stampa le aveva riservato per le sue idee anti Islam. Ma quando il caso arriva tra le mani dei due detectivi Henrich e Hanne le indagini porteranno ad altri possibile indizi. “Ma pensò Hanne Wilhelmsen le difficoltà sono la forza di un fanatico. Solo un dolore immenso e una convinzione di tutt'altro genere può spingere una persona al suicidio.” E troveremo di seguito un'analisi quasi scientifica dello stato della mente in un aspirante suicida. Il thriller giocherà molto anche sul senso di colpa che coglie alcuni personaggi che quasi sempre mostrano di non aver imparato a convivervi o sono incapaci di liberarsene. Si troveranno nel romanzo anche passaggi che potrebbero essere definiti di esegesi biblica imbevuta di cultura classica. IL dolore porta l’autore a soffermarsi sul Libro di Giobbe e sul senso della vita e della morte nel mondo greco-antico. Un romanzo arricchente, bello, con un buon ritmo. A conclusione una massima di Hanne Wilhelmsen: il mondo desiderava essere ingannato | |
Scheda creata Lunedi' 27 agosto 2018 | |
La collana Einaudi Stile Libero BIG | |
Guarda anche I libri dell'editore Einaudi Gli scaffali di Letteratura I libri di Gialli Thriller Noir Horror | |
© Libreria Campedèl - Piazza dei Martiri,27/d - 32100 Belluno telefono +39.0437.943153 fax +39.0437.956904 e-mail info@campedel.it |