Ritenuta concordemente la piú importante scoperta archeologica della seconda metā del Novecento, Ebla, nella Siria settentrionale, poche decine di chilometri a sud di Aleppo, riportata alla luce dagli archeologi dell'Universitā di Roma La Sapienza, ha rinnovato le piú leggendarie imprese dell'archeologia orientale.
Dopo il sorgere delle prime cittā della storia nella Mesopotamia dei Sumeri e il formarsi del primo stato dei Faraoni nella Valle del Nilo nella seconda metā del IV millennio a.C., il
III millennio a.C. č l'etā della sfida in Siria e in Alta Mesopotamia a consolidare la grande conquista della civiltā urbana fuori dalle piane alluvionali.
Ebla - con i suoi edifici monumentali e le migliaia di tavolette del 2350-2300 a.C. - č oggi, per un millennio, fino alla definitiva distruzione attorno al 1600 a.C. il centro urbano meglio conosciuto dove questa grande sfida del mondo civilizzato č stata vinta, avendo ragione delle asperitā della natura e delle contese degli uomini.
La fine di Ebla, caso unico nella storia orientale antica, fu cantata in un poema hurrito-hittita, che la distruzione della cittā ha rievocato con modi e toni che da vicino preannunciano l'Iliade. In questo libro riemerge in tutti i suoi aspetti, dopo quasi cinquant'anni di scavi ininterrotti, l'immagine a tutto tondo di uno dei maggiori centri urbani dell'Antichitā preclassica nella ricostruzione del protagonista della sua rinascita.
L'autore
Paolo Matthiae insegna Archeologia e stori
a dell'arte del Vicino Oriente antico all'Universitā di Roma La Sapienza, dove č stato Preside della Facoltā di Scienze Umanistiche e Pro-Rettore. Ha intrapreso gli scavi di Ebla nel 1964 e tuttora li dirige.
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