La passeggiata di questo scrittore introspettivo, vigile e garbato, è duplice: egli ritorna con la memoria ai luoghi dell’infanzia svizzera e passeggia idealmente con il padre, ricostruendone la vita semplice, il tratto misurato, l’identità di una persona umile che non vuole mai disturbare ed essere protagonista. Claudio Segat ha elevato, senza alcuna retorica, un altare per il padre, a un padre comune che è veneto profondamente nella sua bellissima e tersa umanità. Però il suo ritorno nel Canto ne tedesco di Thurgau è anche una passeggiata ‘letteraria’: Segat cammina lungo le strade calcate dolorosamente dal grande narratore Robert Walser, ne percorre con una trasparente levità la via crucis fino al manicomio alto sul colle; lo scrittore svizzero gli è accanto costantemente con la sua ombra che lo intride e lo innalza. La lingua di Segat si fa intima fino ad esplorare in profondità i capillari dell’animo, e non è mai drammatica anche se tocca i grumi duri dell’esistenza. C’è comunque nel suo stile come un battito d’ali dell’Angelo; una sospensione segreta che dà delicata surrealtà alle persone, alle cose e al paesaggio. Passeggiata con mio padre si configura come un’opera singolarissima, che si pone senza volerlo controcorrente; si fa luminosa e sapienziale, pacata e a suo modo inquietante, con una sua cifra misteriosa in un quadro di grande ricerca spirituale: visibili sono la dimensione cristiana antica, la spiritualità tibetana e il pensiero di Simone Weil. | |
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Data ultimo aggiornamento: Martedi' 15 novembre 2011 |