Quale fu veramente il peccato di Adamo?
Per secoli (molto prima, e dopo, che il libertino olandese Beverland la fissasse, alla fine del Seicento, in una «forma acida, sacrilega, canzonatoria»), un'ipotesi «scandalosa» ha attraversato, in modo esplicito o sotterraneo, le controversie di teologi, rabbini, alchimisti, cabalisti, filosofi, senza dimenticare poeti e pittori, nonché «la folla confusa degli umili e dei pii»: che quel peccato consistesse nella conoscenza carnale di Eva. Con conseguenze vastissime su quelli che furono e sono i nostri «dolenti e ansiosi interrogativi sulla natura del Male»: nel caso si accolga tale ipotesi, infatti, è lo stesso piacere fisico a diventare «la radice prima» di ogni iniquità, e tutti noi, figli di Adamo, meritiamo di essere dannati in quanto «intimamente, essenzialmente contagiati» da quel peccato. Da Filone Giudeo ai romantici tedeschi, da San Tommaso a Paracelso, dai Catari alle «torturate alchimie della carne e dello spirito» di Baudelaire, Antonello Gerbi ripercorre la storia delle «infinite diatribe» (e delle «idiozie, le sudicerie e i tormentati arzigogoli») che quei pochi versetti hanno generato, con una capacità di fare storia delle idee che in Italia è stata sua e di pochi altri: ne risulta un libro al tempo stesso brillante e documentato, caustico ed erudito, spiritoso e profondo, che appassiona e induce a riflettere. | |
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Data ultimo aggiornamento: Venerdi' 21 ottobre 2011 |