Il 10 maggio 1996 due spedizioni raggiunsero faticosamente gli 8.848 metri della cima dell’Everest. Il ritorno fu drammatico e cinque persone persero la vita in una bufera di inaudita violenza. La tragedia avrebbe raggiunto dimensioni maggiori senza l’intervento della guida russa Anatolij Bukreev, che da solo nella tormenta, di notte, senza ossigeno, riuscģ a portare in salvo tre persone. Un’azione di salvataggio senza precedenti, al di lą delle possibilitą fisiche e umane conosciute. Everest 1996 non č solo la cronaca puntuale, documentata e avvincente della salita, ma č anche l’esposizione del conflitto profondo tra due modi di intendere l’alpinismo d’alta quota, nello scontro di uomini e culture che parlano linguaggi diversi, messi drammaticamente alla prova sulla pił alta vetta della terra. Everest 1996 č anche il tributo di veritą che dobbiamo a uno dei pił forti scalatori di ottomila dei nostri tempi. | |
Gli autori Anatolij Nikolaevic Bukreev, morto a 39 anni nel 1997, travolto da una valanga sull’Annapurna, č stato uno dei pił grandi scalatori d’alta quota della fine del secolo scorso. Nativo di Korkino, negli Urali e residente ad Alma Ata nel Kazakistan, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica ha vissuto prevalentemente negli Stati Uniti ed in Himalaya, dove ha lavorato come guida per le grandi spedizioni. Al suo attivo oltre venti salite su cime di ottomila metri, quasi tutte compiute senza ossigeno, molte da solo e in tempi record. Sull’Everest era salito quattro volte. Gary Weston Dewalt, scrittore e regista di documentari, si occupa di diritti umani, rapporti tra uomo ed ambiente e ricerca di veritą scomode. Vive tra il Nuovo Messico, a Santa Fe, e Londra. | |
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Data ultimo aggiornamento: Mercoledi' 1 febbraio 2012 |