La concezione più comune del piacere lo identifica con l'esito di un processo che soddisfa un bisogno o un desiderio. In questa concezione, il piacere è uno stato di quiete affine alla morte. Sulla scorta di autori come Kant, Hegel e soprattutto Aristotele, per Ermanno Bencivenga il piacere si accompagna invece sempre a un'attività condotta con passione e partecipazione ed è sempre espressione di vita. Non esiste anzi il piacere, inteso come stato indifferenziato che possa seguire, identico a se stesso, alle condizioni più diverse.
Esistono invece i molteplici piaceri corrispondenti alle molteplici attività perseguite dagli esseri umani, da quelle più elementari a quelle più complesse e sofisticate. L'ontologia del piacere conduce così naturalmente a una sua etica: alla necessità di scegliere fra le occasioni di piacere che ci vengono di volta in volta offerte in modo da privilegiare e promuovere la nostra comune umanità. | |
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Data ultimo aggiornamento: Sabato 4 febbraio 2012 |