La bellezza dell’arte nella liturgia
deve sempre rivelare Dio
e il suo amore per l’umanità “La liturgia ha bisogno del linguaggio dell’arte, espresso nell’architettura, nella scultura, nella pittura, nelle vetrate, nella musica. Allo stesso tempo, però, la liturgia cristiana deve discernere e giudicare quali opere d’arte possono entrare in essa e acquisire la capacità di essere concelebranti, di essere mistagogiche, in grado cioè di condurre al mistero di Cristo; deve valutare se, al contrari o, le opere d’arte costituiscono una contraddizione, un impedimento alla liturgia stessa” (Enzo Bianchi). A quali condizioni l’arte diviene ars liturgica? Questo è l’interrogativo da cui ha preso le mosse il IX Convegno liturgico internazionale di Bose, approfondendo il rapporto tra liturgia e arte avviato l’anno precedente. Partendo dalla legittimità dell’idea di “sacro” nel cristianesimo, il convegno ha toccato quindi i temi dell’estetica e dell’espressione della fede, che chiede di essere percepibile attraverso tutti i sensi, in particolare la vista: l’arte, infatti, è un linguaggio capace di trasmettere l’esperienza del trascendente, tale da creare una corrispondenza con i linguaggi simbolici della liturgia. | |
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Data ultimo aggiornamento: Giovedi' 9 agosto 2012 |